LA NOSTRA STORIA

Chissà quante notti insonni passarono nonno Giuseppe, meglio conosciuto come nonno Peppe e nonna Elivira mentre la luna scorreva sopra la notte davanti alla finestra della loro camera.
Chissà quali pensieri affollavano la loro mente mentre decidevano se acquistare il primo e attuale podere denominato Pianello.
Per loro significava la fine della mezzadria, il coronamento di un sogno tramandato nei secoli. Essi, infatti, erano contadini nella proprietà del Sig. Cesarini a Talacchio, conosciuto con il soprannome di Blanson.
Chilometri e chilometri, percorsi a piedi dalla bisnonna, per recarsi dalla piana di Talacchio, dove viveva, fino a Mondaino, con quaranta uova sulla testa, pur di guadagnare qualche spicciolo in più a quel mercato, che, all’epoca, era un po’ più redditizio di quelli dei dintorni.
Una volta acquisito il podere, mancavano, però, il denaro e un buon aratro per dissodarlo. Fu così che, con grande pena, impegnarono le loro fedi nuziali. Questo consentì di portare a termine un buon acquisto.
La terra era fertile e permise, pur con grandi sacrifici, una vita dignitosa.
Giuseppe ed Elvira ebbero cinque figli, tra i quali Ivo, nostro nonno, assiduo frequentatore di fiere boarie dell’epoca e buon conoscitore di bestiame. Egli sposò Maria Raffaelli, originaria di Colbordolo, paese rivale poiché vi era, all’epoca, fra Talacchio e Colbordolo, un certo campanilismo paesano.
La famiglia di nonna Maria era conosciuta con il soprannome di Carletmas, la pronuncia abbreviata dei nomi Carlo e Tommaso: lo zio e il nonno. La sua famiglia, di tipo patriarcale, era a mezzadria e viveva nella casa dove, oggi, vi è l’attuale ufficio postale di Colbordolo.
Oltre che essere buoni contadini, nel periodo invernale, diventavano ottimi frantoiani. Nei sotterranei dell’abitazione, infatti, funzionava un antico mulino a macina in pietra, che veniva fatta ruotare ora da un asino ora da un cavallo, lo stesso che, per le vie ripide di Urbino, trasportava l’olio di ottima qualità fino a destinazione. 
Il babbo di nonna Maria si chiamava Luigi, per noi nonno Mimi, per via dei suoi baffi. Egli era dedito, nel periodo invernale, alla macellazione dei maiali che, sino a poco tempo fa, era tradizione in tutto il mondo rurale, vera e propria arte norcina.
I nonni Ivo e Maria ebbero quattro figli: Cinzio, Liliana, Giuseppe, nostro padre, meglio conosciuto con il soprannome di Bibi, ed Elvira, soprannominata Vera. 

STAFF

Cinzio e Davide, figli di Bibi e Gilda, e le rispettive mogli, Loretta e Patrizia,
sono le radici di Terra del Vento, oggi connubio
tra l’esperienza dei proprietari e la freschezza dei giovani.

Loro, insieme al resto della famiglia e ai propri dipendenti,
trasmettono la passione per l’accoglienza e l’ospitalità.